Multi level marketing è una truffa?

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Dic
Multi level Marketing è una truffa?
Multi level Marketing è una truffa?
  • Calogero Boccadutri
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La formula della vendita piramidale, conosciuta anche con il nome di “Multi-level Marketing” o con il più recente ed ammiccante “Network Marketing” è un fenomeno che prolifera da molti anni in tutto il mondo. Passato ai disonori della cronaca per le innumerevoli vittime di truffa o semi-truffa che ha lasciato dietro di sé dagli anni 80 ad oggi, è incredibilmente riuscito a riproporsi con grande successo anche su Internet: dalla vendita di domini, all’offerta di servizi di hosting e para-advertising, sono difatti innumerevoli le attività che si muovono nell’area grigia del marketing multi-livello, nato di fatto negli anni 80 e cresciuto più o meno prosperosamente per oltre un ventennio soprattutto nell’off-line, fino a reinventarsi e riproporsi nelle nuove formule digitali.

Negli ultimi anni, difatti, malgrado le varie segnalazioni dell’AGCOM, si è assistito al proliferare di questo fenomeno. E così, sempre più persone, attratte da pubblicità che assicurano un lauto e facile guadagno in poco tempo, restano vittime di truffe on line ben congeniate. Il meccanismo è molto spesso studiato nei minimi dettagli e non lascia scampo ai malcapitati che non hanno altra scelta che quella di rivolgersi alla magistratura italiana o straniera, sperando quantomeno di recuperare parte di quanto investito.

Per fare maggiore chiarezza sia sul fenomeno che sulle contromisure adottate dall’autority, abbiamo intervistato l’avvocato Calogero Boccadutri, che si occupa in maniera approfondita del contenzioso forex.

Avvocato, iniziamo con lo spiegare come ha deciso di muoversi, solo recentemente, l’Antitrust?

“Certo: l’autority ha rilevato che le vendite di alcune aziende sono caratterizzate da elementi ben caratterizzati ed individuabili, come ad esempio un sistema di promozione a carattere piramidale nel quale il consumatore paga un contributo d’ingresso (anche nella forma di autoconsumo) in cambio della possibilità di ricevere un corrispettivo derivante dall’ingresso di altri consumatori nel sistema. L’ingannevolezza risiede nella mancata informazione sulle reali possibilità di guadagno, che in molti casi è praticamente pari a zero o permette un rientro solo a coloro che hanno avviato il meccanismo di acquisizione. Tutti quelli che vengono dopo, sono destinati a non recuperare la cifra versata”.

Ma c’è anche una sentenza della cassazione del 2012, giusto?

“Sì e per la precisione si tratta della n. 37049, che ha posto un argine molto chiaro a certe attività, ribadendo l’illegalità delle c.d. “vendite piramidali”– sancita per la prima volta dagli artt. 5 e ss. della legge n. 173 del 2005 – inserendo, tuttavia, nel quadro in esame, un elemento di novità: la rete Internet”.

Interessante. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire brevemente cosa si intende per vendita piramidale.

“In sintesi: la proposta che viene rivolta al destinatario è quella di acquistare un bene a condizioni particolarmente vantaggiose; l’acquisto però è subordinato all’ingresso nella “piramide” e cioè all’assunzione dell’impegno a proporre il c.d. affare ad altri soggetti, diventando così l’acquirente a sua volta venditore e percependo una percentuale sulle vendite di questi ultimi. In tal modo l’acquirente viene “fagocitato” da un meccanismo che gli impone di reclutare il maggior numero di persone per aumentare la possibilità di guadagno.

Tale forma di vendita, tuttavia, non può reggere sul lungo periodo: quando, per ovvi motivi, non si riesce più a trovare nessuno disposto ad entrare nell’organizzazione, il sistema piramidale collassa.

E quindi, di fatto, il vero obiettivo di questo sistema non è la vendita, giusto?

Esatto: in realtà si intende vendere la posizione all’interno della piramide, configurandosi così una sorta di “diritto di accesso”. Nelle vendite piramidali, difatti, l’investimento iniziale oltre ad essere obbligatorio, in quanto in realtà volto non all’acquisto di merce ma appunto a garantirsi una posizione di rendita futura, è anche solitamente non molto elevato, perché il guadagno per chi si trova ai vertici della piramide deriva esclusivamente dalle quote di chi entra successivamente

Quasi sempre, infatti, l’opera di proselitismo dei nuovi clienti-venditori si è basata su mirabolanti promesse di ricchezza e di successo. Inoltre, il mondo del multilevel marketing, utilizza tecniche di comunicazione e di coinvolgimento che spesso e volentieri assomigliano a quelle utilizzate da “sette” o movimenti religiosi-culturali: convention di massa in cui si canta e ci si lascia andare a scrocianti applausi per le storie di successo dei carismatici leader delle reti. Poi ci sono gli immancabili e costosi corsi di formazione che si viene “invitati” a frequentare, corredati da un atteggiamento generale di ostilità verso chiunque abbia dubbi o critiche, l’obbligo di coinvolgere parenti e amici, “monetizzando” i rapporti personali ed affettivi”.

Ma come funziona, nel dettaglio, la struttura di business ?

“Questo tipo di organizzazione consente a ciascuno dei propri aderenti di crearsi una propria rete di vendita personale, con conseguente guadagno sia sul prodotto commercializzato (che può acquistare dall’azienda con sconti dal 20% al 40% a seconda del grado rivestito) che sulla “affiliazione” di nuovi aderenti che, sottoscrivendo a loro volta i contratti di “concessione di vendita” o “franchising”, entrano a far parte della suddetta rete consentendo la percezione di “provvigioni” secondo un meccanismo ben delineato. E’ chiaro che i maggiori notevoli guadagni derivanti da tale attività di affiliazione vengono conseguiti dall’azienda nonché dalle persone che all’interno della struttura occupano le posizioni più elevate, ossia i primi aderenti al network oppure coloro che, per particolari capacità di affiliazione, sono stati in grado di risalire la struttura assumendo anche responsabilità dirigenziali”.

Il processo di affiliazione diviene quindi più importante dello stesso prodotto da vendere, no?

“Sì, direi che è quasi sempre così, in effetti, soprattutto se questo prodotto non rispetta le caratteristiche promesse e viene proposto come classico “specchietto per le allodole”. E’ facile, quindi, che ciascun aderente al “network” alla fine curi più l’aspetto dell’affiliazione di nuove persone, peraltro caldamente stimolato in tal senso dai vertici aziendali, che l’aspetto vero e proprio della commercializzazione del prodotto, visto che la prima attività è sicuramente più remunerativa. Si tenga presente che a ciascun aderente, dopo essersi costituito una propria “rete” di collaboratori, basterebbe solo continuare l’opera di gestione degli stessi, con conseguente sollecitazione a far entrare, a loro volta, altre persone nel “network”, per garantirsi un notevole guadagno costituito dalle provvigioni”.

Quali consigli può darci per evitare di incappare nella rete e rimanervi intrappolati, perdendo tempo e denaro?

“Prima di tutto, se proprio vogliamo rischiare, ribadisco la necessità di utilizzare un metodo di pagamento sicuro. Le carte di credito, al contrario di ciò che molti disinformati ancora pensano, sono in realtà la forma più sicura di acquisto online, e ora molte delle principali compagnie di carte di credito offrono una protezione aggiuntiva proprio per chi riesce a dimostrare di essere stato vittima di una truffa.

Inoltre, consiglio di stampare la corrispondenza con l’azienda, le conferme ricevute e salvare gli originali. Più tracce si conservano di una transazione, più peso avranno i tuoi argomenti se si verificherà un problema e dovrai richiedere un rimborso.

In generale, consiglio banale quanto però ancora poco seguito: mettete alla porta chiunque chieda somme di denaro in cambio di promesse di facili guadagni, diffidando soprattutto di parenti, amici e colleghi di ufficio o di lavoro i quali, caduti nella trappola, confidano di rientrare delle somme investite estendendo il più possibile (ed in buona fede) la fregatura ricevuta. Il pericolo maggiore, in questi casi, deriva infatti prima di tutto e paradossalmente dalle persone verso le quali nutriamo più fiducia”.

E come possiamo agire se siamo già stati truffati?

“La prima cosa è quella di cercare di ottenere prima possibile il sequestro delle somme inviate (che sono tracciabili poiché pagate tramite circuiti bancari). Contestualmente, occorre risalire alla compagnia e vedere se ha la licenza per effettuare operazioni d’investimento. Se non le possiede, ottenere arresto e sequestro è molto più semplice e veloce. Con l’arresto ed i beni sequestrati si ottiene il risarcimento: con la vendita all’asta se sono beni immobili e con la restituzione delle somme illegalmente sottratte se sono liquidi.

Per qualsiasi altra informazione potete scrivere direttamente calogero@boccadutri.com

Intervista rilasciata a Germano Milite CEO di You-NG , the social paper

The history of Calogero Boccadutri is a story of determination and hard work